È un’emozione violenta e negativa, una sofferenza dell’anima che scaturisce quando ci si trova ingiustamente coinvolti in qualche cosa che sconvolge la normalità della nostra vita.
Ciò accade sempre in occasione di un incidente stradale, se per esempio stiamo andando a prendere la nostra donna pregustando una serata al cinema in sua compagnia, e veniamo urtati da una vettura che non rispetta lo stop, è ovvio che ne accusiamo un disappunto, che sarà tanto più grave quanto più l’attesa della polizia sarà prolungata.
E se dall’incidente scaturisse un infortunio?
Non si tratterebbe più di una semplice perdita di tempo, di una serata sprecata, ci sarebbe il dolore fisico, e la necessità di dedicare tempo alle cure mediche.
Non sarebbe giusto ritenere che il danno morale sia automatico di fronte ad una perdita improvvisa causata da una negligenza altrui?
No, le assicurazioni pretendono le prove del danno morale, ed esercitano un’aspra opposizione al suo risarcimento, soprattutto quando si tratta di lesioni di “lieve entità”. E non solo, si oppongono addirittura al risarcimento delle lesioni stesse, considerandole bazzecole.
E ci sono casi in cui, anche quando le lesioni hanno provocato la morte dell’infortunato, gli aventi diritto si trovano a dover dimostrare di aver subito tale danno morale, e dimostrarne il valore, e battersi per farsi risarcire.
Pensate che, per alcuni tipi di legame fra le persone è previsto il diritto al risarcimento, per altri legami no, lo si deve dimostrare.
Per esempio, mentre è riconosciuto il diritto al risarcimento per un nonno che perde il nipote in un incidente stradale non è altrettanto scontato il diritto per il nipote che perde un nonno: il nipote deve dimostrare il legame affettivo e l’influenza che il nonno aveva nella sua vita.
È stata un’esperienza gratificante quella che ci ha visti vittoriosi in una nostra battaglia legale per il riconoscimento del diritto al risarcimento del danno morale per tre nipotini che avevano perso la nonna in un incidente stradale.